
La comodità contro la freschezza e la bontà del prodotto: non potrebbe esserci visione peggiore di quello che ormai è diventato il consumo delle insalate in busta - fresche, saporite, nutrienti e soprattutto sicure.
Un prodotto che ha spopolato e convinto i consumatori grazie alla qualità che viene garantita seguendo regole stringenti e processi di conservazione dai quali non si può non solo sfuggire, ma che sono la ragione del successo del prodotto e il motivo per cui funzionano così tanto. Funziona perché le insalate in busta, come tutti gli alimenti, sono soggette alla normativa generale sulla sicurezza alimentare, che prevede che i prodotti immessi sul mercato siano sicuri per il consumo umano e non presentino rischi per la salute. In particolare, il Regolamento (CE) n. 178/2002 stabilisce i principi generali e i requisiti della legislazione alimentare, mentre il Regolamento (CE) n. 852/2004 definisce i requisiti di igiene per i prodotti alimentari.
L'etichettatura delle insalate in busta risponde invece al Regolamento (UE) n. 1169/2011, che stabilisce le informazioni obbligatorie che devono essere presenti sull'etichetta, tra cui la denominazione del prodotto, l'elenco degli ingredienti, la data di scadenza, le modalità di conservazione e le informazioni nutrizionali. Infine, il decreto del 20 giugno 2014, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 194 del 22 agosto 2014, ha introdotto nuove norme relative ai prodotti ortofrutticoli di IV gamma, tra cui le insalate in busta. Questo decreto prevede che i prodotti ortofrutticoli di IV gamma debbano essere mantenuti a una temperatura inferiore a 8°C durante tutte le fasi della filiera, dalla produzione al consumo. Inoltre, l'etichetta deve riportare la dicitura "prodotto lavato e pronto al consumo" o "prodotto lavato e pronto da cuocere", a seconda dei casi. Messa in chiaro la regolamentazione, scopriamo insieme in questo approfondimento alcuni aspetti di questa lavorazione e proponiamo qualche consiglio utile.
Come vengono preparate le insalate in busta: le regole da rispettare
Bisogna sicuramente sgomberare il campo da equivoci o da pensieri che non trovano riscontro nella realtà: le insalate in busta sono sicure, proprio perché devono rispettare dei parametri vincolanti sia nel ciclo produttivo sia nella distribuzione, prima di tutto con l’obbligo di garantire in tutte le fasi la catena del freddo, a una temperatura costante inferiore agli 8 gradi. Questo è già il primo passo decisivo che ne permette una conservazione che vada a evitare alterazione dei principi nutritivi e la proliferazione dei batteri, uno dei principali rischi visti i tempi dilazioni che passano dalla preparazione dell’insalata in busta al consumo in tavola.
Non solo, ma riuscire a imbustare l’insalata è soltanto uno degli ultimi passaggi che vengono compiuti: il prodotto infatti, una volta raccolto, viene prima di tutto lavato, asciugato e confezionato nel giro di poche ore; a garanzia di massima freschezza infatti, le insalate vengono coltivate in campi adiacenti agli stabilimenti di lavorazione delle stesse. Non solo: le foglie vengono lavate per due volte, inseriti in lunghi tunnel in cui è la pressione del getto che elimina lo sporco. Tutta acqua e soprattutto niente disinfettanti - le regole prevedono questo e sono poste proprio a garanzia della qualità del prodotto.
Già immaginiamo però quale sia una delle prime rimostranze che vi stanno scattando nella testa: “Eh ma con quel genere di lavaggio, chissà poi cosa resta dei nutrienti contenuti nel prodotto”. Bene, anche questa è una convinzione errata: le tecniche di lavaggio infatti non prevedono l’ammollo, ma soltanto l’uso di acqua corrente potabile (proprio perché potrebbe restare all’interno dell’insalata stessa). In questo modo si limita al minimo la dispersione di vitamine e minerali contenuti dalla materia prima, tanto che i test effettuati sul prodotto sfuso non hanno rilevato particolari differenze dal punto di vista nutrizionale rispetto a quello che viene conservato in busta. Insomma, se state comprando quelle lavorate e imbustate, non state in alcun modo rinunciando alla qualità nutritiva del prodotto.
Altro dubbio poi, atroce, che vi starà tartassando è quello legato all’utilizzo di conservanti (che di solito riguarda anche la verdura acquistata al mercato, ma in modo particolare viene riversata su quelli che paiono dei “prodotti industriali”). Bene: la domanda che spesso scatta è, “Ma come fanno a rimanere buone?”. La risposta è più semplice di quello che si possa immaginare: merito della catena del freddo di cui abbiamo già accennato prima che mantiene bassa la temperatura e del fatto che all’interno della confezione si era una sorta di atmosfera modificata.
Non vengono utilizzati additivi, ma basta che la busta sia sigillata (o la vaschetta o qualunque sia il contenitore) in modo da ostacolare la penetrazione dell’ossigeno e di conseguenza impedendo processi di ossidazione. Non solo: viene così impedita anche la fuoriuscita di anidride carbonica emessa dalle foglie che in questo modo non avvizziscono, impedendo anche lo sviluppo di muffe. Se la conservazione avviene al freddo, questi processi non partono.
Odori, scadenze e sacchetto “gonfio”: come comportarsi in questi casi
Ci sono poi tantissime casistiche che, soprattutto nel caso in cui si provi scetticismo nei confronti del prodotto, portano a rizzare le antenne, come ad esempio il fatto che alle volte aprendo la confezione si sprigiona un odore intenso di erba. Quello non è un segnale di alterazione del prodotto, ma dipende soltanto dai gas liberati dalle foglie che continuano a respirare anche dentro la busta. È un fenomeno naturale, tant’è che basta far prendere un po’ d’aria e vi renderete conto che l’odore svanirà (perché non è legato alla decomposizione dell’insalata che invece ha mantenuto la sua consistenza). Altra situazione a cui porre attenzione: se l’insalata ha superato la scadenza, prima di buttarla conviene osservare le foglie. Questi prodotti infatti di media hanno una conservazione che dura 5-7 giorni (anche a seconda della stagione) e su ogni confezione la data è sempre ben visibile, proprio da indicazioni date nella produzione del prodotto.
Il consiglio è quello di riuscire a consumarla un paio di giorni prima rispetto a quello indicato sulla confezione, soprattutto nel caso di insalate miste in cui non tutte le varietà hanno lo stesso grado di deperibilità. Se la confezione però non è stata aperta, controlla le foglie: se non sono avvizzite o annerite, vuol dire che il prodotto è ancora buono. Non buttarlo e non pensare che sia andato a male “a prescindere”, non ci sono rischi per la salute. Infine parliamo di un’altra casistica che è quella del sacchetto gonfio: in quel caso, se vedete che c’è della condensa all’interno e che l’insalata è rimasta attaccata al bordo del sacchetto, vuol dire che c’è stata qualche alterazione (probabilmente di temperatura) e che dunque il prodotto conviene non consumarlo.
Le insalate pronte: alcuni consigli utili per il consumo
Detto tutto questo e fatta chiarezza anche sui protocolli e su quelle che sono le regole da dover rispettare, noi di Ortoromi volevamo indicare alcune delle possibili alternative di qualità tra le quali scegliere per essere certi di consumare non solo un prodotto di qualità, ma anche nutriente e in grado di inserirsi al meglio in ogni dieta e fabbisogno nutrizionale:
- Il lattughino o insalatina o insalata novella è una varietà chiamata baby leaf, composto in buona percentuale da acqua che contribuisce al mantenimento delle normali funzioni fisiche e cognitive. Dagli ottimi valori nutrizionali, adatti a ogni genere di palato, permette dei facili abbinamenti con carni bianche, sfiziosi agrumi e tante altre potenziali idee;
- La rucola - ricca di acqua e non solo - rende questa scelta rinfrescante e rigenerante: i minerali la rendono un alimento con proprietà di supporto all’organismo, mentre note pungenti e sapore deciso contraddistinguono le foglie di rucola, ideali per accompagnare carni e piatti freddi grazie alla consistenza leggera, ma allo stesso tempo croccante;
- Aggiungiamo poi la “valerianella” che guastata da sola o come contorno, è ideale per esaltare le ricette agrodolci, per arricchire le pietanze delicate e completare i mix di insalate. Un prodotto che contiene fosforo, perfetto per fortificare e corroborare la saluta di ossa e denti, oltre al magnesio; alleato formidabile per la produzione di energia e vitamine del gruppo B, che agevolano il corretto funzionamento del metabolismo;
- La misticanza invece è un tenero mix di foglie dal gusto delicato ed elegante che abbina il sapore vellutato e dolce delle insalatine al gusto deciso dello spinacino con la leggera nota piccante della rucola selvatica. Un’insalata pronta ricca di vitamine e sali minerali grazie alle diverse varietà che la compongono: lo spinacino, per esempio, è un’ottima fonte di ferro e la rucola, ricca di acqua, è indicata per gli individui che soffrono di inappetenza, in quanto stimola l’appetito;
- Chiudiamo poi con quella che Ortoromi ha ribattezzato “Radicchietto”, che arricchisce gustose insalate miste, si adatta a essere cotto ai ferri, saltato in padella o come ingrediente principale di risotti, cui conferisce colore e quel tipico retrogusto amarognolo. Il radicchietto infatti è una varietà di insalata baby leaf, stagionale composto in buona percentuale da acqua, che contribuisce al mantenimento della normale regolazione della temperatura corporea.
Insomma, non resta altro che scegliere la combinazione migliore che fa al caso vostro: buon appetito!